La storia dell'antica moneta romana - Moruzzi Numismatica Roma

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La storia dell'antica moneta romana

SAPERNE DI PIU' > Le antiche monete romane
moneta romana, monete romane

Le monete ci parlano …


Se prestassimo attenzione ai soggetti rappresentati sulle monete romane, potremo conoscere molto della vita della Roma antica. Nella monetazione di età repubblicana è già riscontrabile quella molteplicità di soggetti, che rimarrà invariata per tutto il periodo imperiale. Tra le tematiche dei due periodi, però, vi è una profonda differenza: in epoca repubblicana la varietà dei tipi dipende dalle manovre politiche dei magistrati monetari, che scelgono i soggetti nella storia e nelle leggende della gens a cui appartengono.
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Durante l’Impero, invece, la varietà tipologica fa capo all’Imperatore e non compaiono più le imprese di personaggi al di fuori dell’imperatore stesso o di appartenenti alla famiglia imperiale. Le raffigurazioni sui denari repubblicani dei tipi che si riferiscono al monetario o alla sua famiglia, i cosiddetti tipi familiari, cominciarono gradualmente, a partire dalla metà del II secolo a.C. circa. Il linguaggio delle monete diventa a questo punto ricco di molteplici significati: acquistare e mantenere il potere significa per questi magistrati il riferimento ad un passato glorioso, che si incarna in un primo tempo nella figura di un antenato mitico, passando poi in un secondo momento a ricordare l’antenato storico.

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Alcuni magistrati, pur non possedendo un passato illustre da poter evocare e celebrare, lo creano, andando a cercare nei racconti leggendari un piccolo appiglio, inventando così immagini mitiche. Come C. Mamilius Limetanus, appartenente alla gens Mamilia, che sui denari dell’82 a.C. rappresenta il riconoscimento di Ulisse da parte del cane Argo al rovescio, ed il dio mercurio al dritto. Il magistrato ricorda Mercurio, protettore di Ulisse, al quale donò l’erba magica per sfuggire dall’incantesimo della maga Circe; dall’unione con la maga, Ulisse ebbe un figlio, Telegono, padre di una fanciulla di nome Mamilia, capostipite della gens, che vanta dunque la sua discendenza da una divinità.

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Dalle rappresentazioni monetali è possibile cogliere molteplici aspetti della vita e della storia di Roma; le monete ci raccontano e ci “fotografano” scene di combattimento e di votazioni, trionfi e sacrifici, monumenti eretti o restaurati, culti ancestrali e culti nuovi. Appaiono sulla moneta tutte le divinità che avevano culto a Roma, anche quelle minori o meno note, le personificazioni, tra cui la più frequente quella della Vittoria, raffigurata in biga o in quadriga, stante o seduta. Dalla fine del II secolo a.C. diventano più numerosi i tipi che celebrano la storia e le origini della famiglia del magistrato che firma la moneta. Per la prima volta nel 100 a. C. circa compare un tipo relativo agli stessi magistrati che firmano la moneta, un tipo che ricorda eventi contemporanei. Si tratta di un denario attribuito ai questori Q. Servilius Cepio e L. Calpurnius Piso, che reca al rovescio i due questori seduti su di un subsellium, tra spighe di grano e la leggenda AD FRV EMV EX S C ( = ad frumentum emundum ex senatus consulto), che ricorda dunque che l’emissione è stata coniata con il decreto del senato per l’acquisto del frumento.

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Con il passaggio dalla moneta repubblicana a quella imperiale si accentua il carattere di propaganda che non ha più per oggetto la gens, ma il personaggio che in quel momento domina la scena politica. Una delle maggiori innovazioni nella tipologia si ebbe con Cesare, molto probabilmente alla fine del 45 a.C., quando, sulla base di un decreto del Senato, Cesare fece coniare denari con il proprio ritratto. Si trattava questa volta del primo caso dove appariva l’immagine di un personaggio vivente, se si eccettua quello sporadico avvenuto con l’emissione a nome di Tito Quinzio Flaminino, che, però, era stata battuta in Grecia e non a Roma. Certamente nel mondo allora conosciuto questo privilegio era noto. Nel mondo ellenistico già da due secoli e mezzo i sovrani coniavano monete con il proprio nome ed il proprio ritratto. L’onore concesso a Cesare non aveva precedenti a Roma e rivestiva un significato regale. L’esempio di Cesare venne seguito da tutti gli uomini politici ed i generali, che dopo di lui, si contesero il potere; ai quali non sfuggì il significato dell’apposizione del proprio ritratto sulle monete.

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Anche in epoca imperiale con la raffigurazione di eventi contemporanei, la moneta continua, nella sua funzione di celebrazione della figura dell’imperatore e della sua famiglia, ad essere una garanzia di continuità nel governo dell’impero. Durante il periodo imperiale, la proiezione dell’immagine dell’imperatore e della sua politica attraverso l’impero fu accompagnata da numerosi mezzi; tra questi anche la moneta, quale fonte di natura ufficiale, che grazie alla diffusione capillare ben si prestava ad essere usata come veicolo della propaganda imperiale. L’immagine imperiale che occupa quasi sempre il campo monetale, serviva a rendere popolari i tratti dell’imperatore nelle varie regioni dell’impero. L’imperatore, rappresentato di profilo, ora a destra, ora a sinistra, poteva essere laureato, indossare la corona radiata, vestire gli abiti “civili” o quelli militari. Alcuni rovesci monetali ci informano che i frutti dell’impero erano la pace, la prosperità, la ricchezza, tutti assicurati dalle virtù del princeps: l’imperatore veniva dunque elogiato quale difensore dell’impero.

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Frequenti erano le raffigurazioni della Vittoria, che rappresenta il concreto successo delle legioni, ottenuto sotto il comando supremo del princeps come imperator, e della Pax, il più grande beneficio della vittoria. I benefici imperiali furono temi frequenti nelle fonti ufficiali, come le monete e l’arte monumentale; questi temi inclusero l’organizzazione di spettacoli, la costruzione di opere ed edifici pubblici e i congiaria. L’imperatore veniva inoltre associato sulle monete alle maggiori divinità: la Pax, la Salus publica, la Concordia, la Libertas, la Constantia, la Pietas, la Iustitia, la Securitas e la Vittoria, personificazioni di desideri pubblici, che diventano astrazioni dei poteri imperiali. L’imperatore, come un re ellenistico, era il salvatore che difendeva l’impero, il portatore di pace e gioia.

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Merita di essere sottolineata la progressiva diffusione dei motivi cristiani sulle monete dopo il 313 d. C., che, però, non assumono la funzione di tipo principale, ma rimangono a livello di simboli o come attributi di altre figure: anche in questo caso la moneta riflette non solamente i riflessi politico-economici, ma anche quelli culturali e religiosi: dell’antica tipologia monetaria rimarranno solamente la figura dell’imperatore ed i tipi di Roma e della vittoria, che avranno un valore puramente simbolico.


Francesca Barenghi

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